Un messaggio liberale per il XXI secolo

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Pubblichiamo oggi, nel venticinquesimo anniversario della caduta del Muro di Berlino (9 novembre 1989), un discorso che il grande filosofo della politica liberale Isaiah Berlin (1909 – 1997) tenne all’università di Toronto, nel Novembre 1994. Un elogio della tolleranza, dello scetticismo, del dubbio, del compromesso; virtù che i totalitarismi del ventesimo secolo hanno sistematicamente calpestato, trincerandosi sotto la perniciosa idea dell’ Unica Verità. Riteniamo che la riflessione di Berlin sia di grande utilità per resistere alle insidie del nostro presente, che provengono soprattutto da ideologie di stampo economico, non meno pericolose di quelle passate per la tenuta della “società aperta” (F.S.)

“Era il migliore dei tempi, era il peggiore dei tempi”. Con queste parole Charles Dickens iniziava il suo famoso racconto “le Due Città”. Questo, purtroppo, non può essere affermato a proposito del nostro terribile ventesimo secolo. Gli uomini si sono massacrati per millenni, ma le gesta di Attila, Gengis Khan, Napoleone ( che introdusse le stragi di massa in guerra), persino i massacri degli Armeni, diventano insignificanti di fronte alla Rivoluzione russa e alle sue conseguenze: l’oppressione, la tortura, gli assassinii che possono essere imputati a Lenin, Stalin, Mao, Hitler, Pol Pot, e la falsificazione sistematica delle informazioni che ha occultato la conoscenza di tali orrori per anni – sono incomparabili. Non sono stati disastri naturali, ma crimini umani deliberati– e qualunque cosa possano pensare coloro che credono nel determinismo storico, avrebbero potuto essere evitati.

Parlo con particolare emozione, giacché sono un uomo molto vecchio, e ho vissuto quasi l’intero secolo. La mia vita è stata pacifica e sicura, e quasi me ne vergogno se guardo a quello che è successo a così tanti esseri umani. Non sono uno storico, perciò non so parlare con autorità delle cause di questi orrori.  Ma forse un tentativo lo posso fare.

Dal mio punto di vista, gli orrori non sono stati causati da quelli che Spinoza chiamava normali sentimenti umani negativi – paura, avidità, odi tribali, gelosia, brama di potere – sebbene questi abbiano certamente giocato la loro parte. Sono stati causati, nel nostro tempo, dalle idee; o piuttosto, da una particolare idea. È paradossale che Karl Marx, che sminuì l’importanza delle idee in confronto alle forze economiche e sociali impersonali, possa aver guidato, tramite i suoi scritti, la trasformazione del ventesimo secolo, sia in direzione di quello che lui voleva, sia, per reazione, contro di ciò. Il poeta tedesco Heinrich Heine, in uno dei suoi famosi scritti, ci ha raccomandato di non sottovalutare il tranquillo filosofo seduto nel suo studio; se Kant non avesse cancellato la teologia, dichiarò, Robespierre non avrebbe potuto decapitare il re di Francia.

Heine predisse che i discepoli armati dei filosofi tedeschi – Fichte, Schelling, e gli altri padri del nazionalismo tedesco – avrebbero un giorno distrutto i grandi monumenti dell’Europa occidentale in un’ondata di fanatismo in confronto alla quale la rivoluzione francese sarebbe sembrata un gioco di bambini. Ciò potrebbe suonare ingeneroso nei confronti dei metafisici tedeschi, tuttavia l’idea centrale di Heine mi sembra valida: in una forma traviata, l’ideologia nazista aveva radici nel pensiero anti-illuminista tedesco. Ci sono uomini che uccidono e mutilano con coscienza tranquilla sotto l’influenza delle parole e degli scritti di alcuni di quelli che sanno con certezza che la perfezione può essere raggiunta.

Lasciatemi spiegare. Se siete veramente convinti che esista una qualche soluzione a tutti i problemi umani, che si possa concepire una società ideale che gli uomini possano raggiungere se solo facessero tutti gli sforzi necessari per conseguirla, allora voi e i vostri seguaci dovete credere che non esista prezzo troppo alto da pagare per aprire le porte di un tale paradiso. Solo gli stupidi e i malevoli resisteranno, una volta che tali semplici verità gli verranno poste davanti.  Coloro che resistono devono essere persuasi ; se non possono essere persuasi, devono essere fatte leggi per reprimerli; se questo non funziona, allora la coercizione, e se serve la violenza, dovrà inevitabilmente essere usata – e se necessario, anche il terrore e il massacro. Lenin lo credette dopo aver letto il Capitale, e coerentemente insegnò che se una società giusta, pacificata, felice, libera, virtuosa poteva essere creata tramite i mezzi che propugnava , allora il fine giustificava tutti i metodi che era necessario usare, proprio tutti.

La profonda convinzione alla base di questa visione è che le domande cruciali della vita umana, individuale e sociale, abbiano un’unica risposta vera che può essere scoperta. L’Idea può e deve essere implementata, e quelli che l’hanno trovata sono i leader la cui parola è legge. L’idea che possa esserci un’unica risposta vera a tutte le domande originali è una nozione filosofica molto vecchia. I grandi filosofi Ateniesi, gli Ebrei e i Cristiani, i pensatori del Rinascimento e della Parigi di Luigi XIV, i riformisti radicali francesi del diciottesimo secolo, i rivoluzionari del diciannovesimo – sebbene differiscano molto a proposito di quale fosse la risposta o i modi in cui scoprirla ( e furono combattute guerre sanguinose per questo) – erano tutti convinti di sapere la risposta, e che solo il vizio umano e la stupidità potessero ostruire la sua realizzazione.

BerlinQuesta è l’idea di cui ho parlato, e quello che voglio dirvi è che è falsa. Non solo perché le soluzioni date dalle differenti scuole di pensiero sociale differiscono, e nessuna di queste può essere dimostrata da metodi razionali – ma per una ragione ancora più profonda. I valori più importanti tramite i quali la maggioranza degli uomini ha vissuto – nella maggior parte dei luoghi e dei tempi – non sono sempre in armonia tra loro. Alcuni lo sono, altri no. Gli uomini hanno sempre desiderato la libertà, la sicurezza, l’uguaglianza, la felicità, la gioia, la giustizia, la conoscenza, e così via. Ma la libertà assoluta non è compatibile con la totale uguaglianza – se gli uomini fossero completamente liberi, i lupi sarebbero liberi di mangiare le pecore. La completa uguaglianza implica che le libertà umane devono essere represse in modo tale che ai più abili e ai più dotati non possa essere permesso di sopravanzare quelli che perderebbero inevitabilmente se fossero in competizione. La sicurezza, e chiaramente la libertà, non possono essere preservate se la libertà di sovvertirle è permessa. In effetti, non tutti cercano la sicurezza e la pace, altrimenti alcuni non avrebbero cercato la gloria in battaglia o in sport pericolosi.

La giustizia è sempre stata un ideale dell’uomo, ma non è completamente compatibile con la misericordia. Immaginazione creativa e spontaneità, di per sé splendide, non possono essere totalmente riconciliate con il bisogno di pianificare, organizzare, calcolare in modo attento e responsabile. La conoscenza, la ricerca della verità – il più nobile degli scopi – non può essere completamente riconciliata con la felicità o la libertà che gli uomini desiderano, poiché anche se so di avere qualche malattia incurabile questo non mi farà più felice o più libero. Devo sempre scegliere: tra pace ed eccitazione, o tra conoscenza e beata ignoranza. E così via.

Allora cosa deve essere fatto per arginare i sostenitori, certe volte veramente fanatici, di uno o dell’ altro di questi valori, ciascuno dei quali tende a calpestare gli altri, come i grandi tiranni del ventesimo secolo hanno calpestato la vita, la libertà, e i diritti umani di milioni perché i loro occhi erano fissi su un imminente futuro dorato?

Temo di non avere risposte sensazionali da offrire: so solo che se questi grandi valori umani per i quali viviamo devono essere perseguiti, allora vanno fatti compromessi, trade-offs, accordi se non vogliamo che accada il peggio. Tanta libertà per tanta uguaglianza, tanta libertà di espressione per tanta sicurezza, tanta giustizia per tanta compassione. La mia tesi è che alcuni valori si scontrano: i fini ricercati dagli esseri umani sono tutti generati dalla nostra comune natura, ma il loro perseguimento deve essere in qualche modo controllato – la libertà e la ricerca della felicità, lo ripeto, potrebbero non essere completamente compatibili, così come non lo sono la libertà, l’uguaglianza e la fraternità.

Perciò dobbiamo pesare e misurare, accordarci, fare compromessi, e prevenire l’annientamento di una forma di vita da parte delle rivali. So fin troppo bene che questa non è la bandiera sotto la quale giovani uomini e donne idealisti e entusiasti desidererebbero marciare– sembra troppo sciatta, ragionevole, troppo borghese, non impegna le emozioni generose. Ma credetemi, non si può avere tutto quello che si vuole – non solo in pratica, ma anche in teoria. Il rifiuto di ciò, la ricerca di una singola verità, l’imposizione di un ideale globale perché è l’unico e il solo vero per l’umanità, porta inevitabilmente alla coercizione. E quindi alla distruzione, allo spargimento di sangue – le uova sono rotte, ma l’omelette non è in vista, ci sono solo un numero infinito di uova, vite umane, pronte per essere rotte. E alla fine gli idealisti passionali dimenticano l’omelette, e vanno solo avanti a rompere le uova.

Noto con piacere che verso la fine della mia lunga vita sta venendo alla luce qualche positiva realizzazione. La razionalità e la tolleranza, abbastanza rare nella storia umana, non sono disprezzate. La democrazia liberale, nonostante tutto, malgrado il grande flagello moderno del fondamentalismo nazionalista, si sta diffondendo. Le grandi tirannie sono in rovina, o lo saranno – anche in Cina il giorno non è così lontano. Sono lieto che voi a cui parlo vedranno il XXI secolo, che sono sicuro che potrà essere un tempo migliore per l’umanità di quanto è stato il mio Secolo. Mi congratulo per la vostra buona sorte. Rimpiango di non poter vedere questo futuro più luminoso, che sono convinto che sta arrivando. Con tutto il pessimismo che ho diffuso, sono felice di concludere con una nota ottimistica. Ci sono veramente buone ragioni per pensare che sia giustificata.

 Isaiah Berlin

(traduzione di Federico Stoppa)

Fonte: The New York Review Of Books

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